Nuova valletta, vecchie battute e l'ascolto di tutte le canzoni in gara. Una serata senza infamia e senza lode.
‘Non succede mai niente, uffa che noia uffa che barba’. Guardando la terza puntata mi è venuta in mente Sandra Mondaini mentre sbuffava di fronte all’assenza di brio nella sua vita. La terza serata del 73mo Festival della canzone italiana è passata così, senza infamia e senza lode. Solo i Maneskin hanno portato brio al Festival.
Riflettendo però sul ruolo del femminile a Sanremo, Amadeus ha dato alle donne la possibilità di lanciare messaggi (chi bene e chi male) molto forti, sdoganando il ruolo della valletta (che è purtroppo toccato a Morandi) a favore di una voce che oggi ancora stenta ad essere ascoltata: quella della donna.
GLI SPETTACOLI
IN SCENA IN ITALIA
Ma perché allora non mettere alla conduzione (o co-conduzione) del festival una donna e lasciare che tutt'intorno, si alternino valletti che parlino di discriminazione di genere, di guerra, di violenza e offrano la loro immagine per la risoluzione di questi eterni conflitti?
Certo non possiamo chiedere ad Amadeus di proporre al CDA questa soluzione, giustamente perderebbe i suoi privilegi. Allora ci rivolgiamo direttamente al CDA della Rai: se per una volta il servizio pubblico, con un colpo di spugna, decidesse di spendere veramente una lancia a favore delle donne affidando la conduzione a una figura femminile e ai valletti il ruolo di salvatori della Patria? Certo con conduttori gender fluid saremmo dei campioni di democrazia ma va bene, andiamo a piccoli passi.
A proposito di Gianni Morandi, lui è già il vincitore morale di questo festival: con umiltà, educazione ed estrema professionalità, si è prestato al gioco e dalla sua nicchia, continua a suscitare simpatia e ammirazione.
Menzione d'onore va ai Måneskin. Belli come il sole, hanno proposto un medley di "I wanna be your slave", "Zitti e buoni", "The loneliest" e "Gossip". E' stato emozionante vedere questi ragazzi che, tornando sul palco che li decretò vincitori e diede inizio al successo di cui ora godono, hanno mantenuto la stessa semplicità e lo stesso disincanto della prima volta.
I monologhi
Visibilmente emozionata ma spontanea e affascinante, la pallavolista Paola Egonu come co-conduttrice della serata è sicuramente la presenza più incisiva. Aveva espresso opinioni sul razzismo e su quanto le fosse pesata la diversità per il colore della sua pelle.
Con estrema delicatezza ha toccato corde emotive che non possono che portarci alla riflessione su quanto ancora dobbiamo crescere in tema di uguaglianza e accettazione: “Questa sera non sono qui a dare lezioni di vita, perché alla mia età sono più le cose che posso imparare di quelle che posso insegnare. Cerco di ricavare da ogni giorno un insegnamento e così è stato anche nelle settimane di avvicinamento al Festival…Da bambina ero fissata con i perché. Poi da grande mi chiedevo “perché mi sento diversa, perché la vivo come fosse una colpa?”. Ho capito che la mia diversità è la mia unicità. Io sono io. Siamo tutti uguali oltre le apparenze. “
Più leggero (anche perchè andare sul palco quasi alle due di notte non è come farlo alle dieci) il monologo dell’attore Alessandro Siani sul rapporto con la tecnologia: "Noi usiamo troppo il telefono, anche quando andiamo al ristorante facciamo la foto. Invece di mangiare, la prima cosa che fai è fotografare il piatto. Una sogliola mi chiese "mi puoi fare un'altra fotografia, sono venuta con gli occhi chiusi". Con il telefono vediamo i film, è bello vedere il film al cinema, anche a casa vedere un film è complicato. Io per esempio amo le serie tv, ma non posso vedere 4 stagioni per capire chi è l'assassino. Io dopo 200 puntate ho capito chi è l'assassino, ma non mi ricordo chi è il morto. Me la devo rivedere di nuovo…
La felicità non è stare isolati in una stanza, la felicità nasce dal movimento, non dall'inerzia. La felicità è dietro l'angolo, l'amore un percorso ad ostacoli. Questa cosa che stiamo sempre con il cellulare in mano ci ha creato un meccanismo particolare. Noi ci stiamo trasformando."
Onestamente? Un pò banalotto, funzionale alle piazze e non a una serata sanremese.
Gli Elfi
Passiamo velocemente alle canzoni, che poi dovrebbero essere il cuore del Festival, ma che da qualche anno sono spesso il contorno. Nella terza sera sono state proposte tutte le canzoni in gara e confermo le mie preferenze da podio: Marco Mengoni (Due Vite), Elodie (Due), Coma Cose (L’Addio), Madame (Il Bene nel Male) e Lazza (Cenere).
Gli Orchi
Per oggi l’unico orco è la fonica. Si ha l’impressione che i cantanti abbiano problemi con il ritorno in cuffia (anche quello che non dicono nulla ma che stonano non avendo mai stonato in precedenza, questo insinua il dubbio). Speriamo siano problemi tecnici risolvibili perché stasera siamo vicini a Mordor e ci aspettano i duetti. Che Dio lo mandi buono, l'audio.